Misericordia + Innovazione e Creatività

 

Questa foto mi giunge dal Maestro Raffaele Mazza che ha voluto racchiudere in uno scatto il mio saggio sull’innovazione e la creatività insieme ad una delle sue straordinarie opere intitolata:

 

MISERICORDIA

 

MISERICORDIA
«L’opera, frutto di uno studio complesso e accurato sull’eterogeneità dei materiali utilizzati, nasce dalla profonda devozione in Gesù Misericordioso e in onore di tutti i Bersaglieri d’Italia. L’ intento è quello di far dialogare materia e forma in un linguaggio armonioso di rimandi simbolici che possa “toccare” la mente e il cuore di chi si trova davanti all’opera. Partendo da un angoliere in ferro e una rete elettrosaldata, si forgia l’armatura opportunamente zincata, per poi procedere ad un’unica colata di calcestruzzo, che dà forma a una lastra in cemento armato dalle seguenti dimensioni: 112cm x151cm x 8 cm. S’intraprende così, uno studio meticoloso per l’innesto degli inserti a “sbalzo”, creati in argilla cotta, tessuto, acciaio, glitter e cristallo che porta la scultura ad un peso complessivo di circa 450 kg. Il numero “3” è il tema ricorrente dell’opera e assume molteplici significati: 3 è il simbolo della perfezione e della completezza, ma “tre” sono anche i riferimenti al numero sacro “sette” ossia: I sette Doni dello Spirito Santo, i Sette Sacramenti e le Sette Virtù, allo stesso tempo uniti in una rappresentazione di amore e pace, da cui trae il titolo l’opera: Misericordia”. Tre sono anche i protagonisti principali dell’opera: Gesù, il bersagliere e la colomba; simboli Evangelici e Patriottici “forti”, che invitano alla riflessione, esortando alla preghiera e al “ricordo”, ma anche al rispetto per gli alti fondamenti della nostra Patria. Vediamo infatti Gesù Risorto mentre accarezza dolcemente la mano sinistra del Bersagliere (la mano del cuore), in un gesto che intende esprimere l’amore, il sollievo e la forza che attraverso la fede sostengono il soldato nei momenti di sconforto. La carezza del Cristo è accompagnata dalla luce di due raggi che scaturiscono dal cuore di Gesù avvolgendo il bersagliere e simboleggiando l’acqua che “giustifica le anime” e il sangue “che ne è la vita”, entrambi indicano i Sette Sacramenti e tutte le grazie dello Spirito Santo. Nell’unione dei due raggi,
risaltano sette Punti Luce che rappresentano le Sette Virtù ossia: le tre virtù teologali che sono infuse direttamente da Dio: Fede, Speranza e Carità e le quattro Virtù Cardinali, perché sono cardine di tutte le altre: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. Sette sono i raggi, che raffigurano i doni dello Spirito Santo: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timor di Dio, incastonati nell’anello di congiunzione tra Gesù e il bersagliere, ossia la colomba, simbolo di pace e di riconciliazione di Dio con gli uomini. Colomba che ricorda anche la promessa del Cristo ai suoi Apostoli e Discepoli prima di ascendere al Cielo: mandare lo Spirito Santo a completare il “lavoro” che Lui stesso aveva iniziato sulle loro anime; con la speranza per noi, che con la preghiera possiamo essere “segnati” con il Sigillo dei veri Discepoli e perfezionare nell’anima, la grazia e l’amore di Dio. Traendo spunto da alcuni “passi della “Preghiera del Bersagliere”, dove rivolgendosi all’Onnipotente, si chiede: “di non vedere mai vinte le proprie armi e soprattutto, Mai piegata la Bandiera della Patria” si “plasma” il bersagliere, che rincuorato da un amore immenso, nonostante l’aspra battaglia appena combattuta, senza badare alla sua “condizione”, trova la forza per stringere nella mano destra il Tricolore e portarselo al petto. Volgendo lo sguardo verso il volto di Gesù colmo di Misericordia e di bontà, il Bersagliere “affida” la bandiera per la quale ha combattuto e con cui l’Italia conseguì la propria unità nazionale nel Risorgimento. Ed è con l’intento di ripercorrere le gesta del Corpo Piumato e della proclamazione del Regno d’Italia dal Risorgimento fino al 19 giugno 1946, quando nacque la Repubblica e il tricolore divenne vessillo Nazionale che l’artista sceglie di non limitarsi a “riprodurre” il tricolore, ma di rappresentarlo in modo “reale” con una vera e propria bandiera a sottolineare una Memoria sempre “Viva”. Infine la stella a cinque punte, sul bavero della divisa del bersagliere, installata volutamente a rialzo con inserti brillantanti grigio e verde, rimanda al colore delle uniformi militari italiane dal 1905 fino al termine della seconda guerra mondiale. Ben più antico è invece l’accostamento della stella, tra il più recente logo dell’Esercito Italiano e la Leggenda di Enea che è risalente al VI secolo a.C., nella letteratura Greca Arcaica, che accostava all’Italia una stella, l’astro della sera consacrato a Venere che guidò Enea, nella terra dei suoi Antenati dopo la disfatta di Troia; quindi il “Simbolo Patrio” più antico d’Italia, che insieme alla Bandiera rappresentano il valore unificatore, il valore per cui bisogna essere fieri e orgogliosi di appartenere alla Nostra amata Patria.
»

(Roma, 17 marzo 2018 – Maestro Raffaele Mazza)

 

 

Ancora una volta colgo l’occasione per sottolineare l’importanza della contaminazione tra dipinti e libri: questo accostamento virtuale dona valore aggiunto ad entrambi!

 

 

Grazie Maestro per questo ennesimo bellissimo regalo!

 

 

Vi lascio con questa riflessione di Seth Godin sui leader e gli artisti.

«Ed è per questo che, quarant’anni dopo, veneriamo Joni Mitchell e ricordiamo a stento cos’altro veniva trasmesso alla radio in quei giorni.

Gli artisti non si limitano a guardare nello specchietto retrovisore, né suonano solo i brani richiesti. Mentre Mitchell registrava uno dei suoi album dal vivo, il pubblico iniziò strillare richieste di brani. Ad alta voce, lei si domandò se la gente avesse mai chiesto a Van Gogh di dipingere di nuovo Notte stellata.

“Hai due opzioni,” dichiarò alla rivista Rolling Stone “puoi restare la stessa persona e proteggere la formula che ti ha dato il successo iniziale. Ti crocifiggeranno per essere rimasta la stessa persona. Se cambi, ti crocifiggeranno per essere cambiata. Però rimanere gli stessi è noioso. E il cambiamento è interessante. Quindi tra le due opzioni”, concluse allegramente “preferirei essere crocifissa per essere cambiata”.

I leader creano arte e gli artisti assumono un ruolo guida.»

Seth Godin[1]

 

 

 

[1] Seth Godin, La Pratica. L’attività creativa è una scelta quotidiana, ROI Edizioni, Macerata, 2021, pagg. 91 e 92.